A Giancarlo Perani

Dedico questo spazio di discussione aperto a Giancarlo Perani, dirigente della Regione Calabria che ha sempre guardato con particolare attenzione il lavoro e l'opera degli editori calabresi. Giancarlo Perani è scomparso prematuramente nell'ottobre 2008, dopo aver lottato contro un male incurabile. A lui si deve la realizzazione del convegno, a Palazzo Campanella di Reggio Calabria il 14 marzo 2002, per la presentazione sull'ordinamento di legge sull'editoria libraria calabrese. Nella foto con l'editore Demetrio Guzzardi, mentre interviene alla Fiera del libro di Torino.
venerdì 14 novembre 2008

Una inchiesta di Avvenire sulla "crisi" del libro


Il quotidiano Avvenire, nel suo insero culturale Agorà, (pagina 29), l'11 novembre 2008, ha pubblicato la prima puntata di una inchiesta sulla crisi del libro. Credo che l'argomento interessa molto anche gli editori calabresi.
Se poi qualcuno vuole leggere (sono solo 7 pagine in .pdf) altri consigli (tanto sono gratis) può cliccare su questo link:

Dalle comparse in tv alle presentazioni pubbliche fino alla frontiera del Web: gli editori italiani cercano le idee più efficaci per promuovere la lettura. Ma l’incontro diretto con l’autore resta il mezzo più emotivamente idoneo: in un mercato dove escono 165 titoli al giorno

LA CRISI COLPISCE IL LIBRO: ORA CHE FARE?
di FILIPPO MARIA BATTAGLIA

Certo: il fenomeno delle vendite è Fa­bio Fazio. Il passaggio di un libro a Che tempo che fa «garantisce - assi­curano gli addetti ai lavori - almeno due­, tre mila copie vendute», tanto da rendere necessario l’avviso con una decina di gior­ni d’anticipo ai distributori di tutta Italia. Ma siccome da Fazio vanno alcuni autori ogni settimana, mentre la media giornalie­ra dei volumi stampati oscilla intorno a quota 165 (dati Aie), una qualche altra for­ma di promozione editoriale va comunque trovata. La più diffusa resta quella dell’incontro con l’autore. Obiettivo? Far conoscere il libro appena pubblicato, con un’avvertenza, per molti editori decisiva. Evitare ciò che alcu­ni chiamano «effetto parenti della sposa»: sale deserte o semideserte, presidiate da a­mici e affiliati dello scrittore di turno che, per affetto o per opportunità, non hanno potuto opporre il loro niet. Situazione nient’affatto isolata, anche perché ogni an­no, in una grande città come Roma e Mila­no, ci sono più di tremila presentazioni. Dunque, può persino «venire il dubbio che questo genere di iniziative non serva gran­ché. In realtà - dice Ottavio Di Brizzi, diret­tore editoriale della Bur - posta così, la que­stione è priva di senso. Tutto dipende infat­ti da ciò che si chiede ad un incontro. Chi cerca la redditività immediata, resta presto deluso, ma queste occasioni sono utilissi­me perché costituiscono l’unico metodo alternativo a recensioni e manchette pub­blicitarie. Diciamo che sono il terzo ele­mento di un triangolo per il resto costituito dal lavoro degli uffici stampa e dalla pub­blicità ». Lo scopo è comunque quello di innescare il passaparola: «Per suscitarlo - spiega Ce­sare De Michelis, presidente e direttore e­ditoriale della Marsilio - ci sono tanti modi: quello più efficace è fare conoscere gli au­tori ai lettori». Seppure altalenanti, i risulta­ti non sembrano scoraggiare: «Ne è una conferma - continua De Michelis - il suc­cesso di festival come quello di Mantova, una cartina di tornasole utilissima a com­prendere che, se bene organizzati, le rasse­gne culturali (e non mi riferisco solo all’ini­ziativa mantovana) sono occasioni utilissi­me per promuovere la lettura». «L’idea che alla fine di una giornata parti­colarmente stressante ci si debba liberare dagli impegni serali di lavoro e attraversare mezza città per assistere ad un incontro, da molti è vissuta più come una condanna che come un sollievo», dice Alberto Castel­vecchi, fondatore dell’omonima casa edi­trice, ora in procinto di iniziare una nuova esperienza editoriale con un marchio com­pletamente nuovo, fondato insieme ad Ali­berti. «Tutto cambia, invece, se si decide di dedicare una giornata ai propri interessi, a­vendo anche la possibilità di assistere a u­no o più incontri con temi e relatori tra i più diversi. Ecco perché, rispetto alle tipi­che presentazioni, festival e rassegne han­no una loro utilità: rappresentano un’op­portunità per un lettore, a cui tra l’altro vie­ne lasciata ampia libertà di scelta». L’incombente crisi economica, poi, non aiuta di certo l’editoria. Per questo, puntare di più sul punto vendita diventa «priorita­rio. Investire risorse con una pubblicità a­deguata in libreria alle volte può essere la direzione più corretta. Oltre che sulle pre­sentazioni, - spiega Cecilia Perucci, a capo della Corbaccio da oltre quindici anni - co­me casa editrice investiamo molto su iniziative promozionali e su una rivista del nostro gruppo, Il libraio, ideata da Leo Longanesi proprio con l’intento di avvici­nare i lettori, fornendo loro informazioni più dettagliate sui libri». Per Fiorenza Mursia, «la presentazione re­sta comunque l’unica promozione che funziona per davvero, l’unica che fa sentire la libreria veramente viva». Con esiti alle volte imprevedibili: in casa editrice ricor­dano ancora il debutto di un saggio su Sant’Agostino con don Luigi Negri, Arman­do Torno e Gio­vanni Reale in un serrato ping­ pong di citazio­ni greche. Era la sera del derby milanese di tre anni fa e c’era almeno una no­vantina di per­sone, buona parte delle quali intenti a prendere appunti. Ecco perché quest’anno Mursia ha già organizzato poco meno di seicento incontri. Più scettico, Antonio Sellerio: «Servono e non servono. Il vero problema è che biso­gna tener botta alla concorrenza di inter­net e altri mezzi». La piattaforma digitale può però costituire anche un’opportunità: «Il web 2.0 - è l’opinione di Castelvecchi ­ritorna utilissimo, dato che non serve più a dare notizie, ma a scambiare comunicazio­ni con i lettori. Se questi ultimi si sentono coinvolti nel progetto culturale grazie a strumenti come i blog e Facebook, sarà più facile coinvolgerli». Sulla stessa direzione, Chiarelettere. Il suo fondatore e direttore e­ditoriale, Lorenzo Fazio, ha deciso di scommettere buona parte delle risorse sul web. Così, oltre ai blog degli autori, c’è an­che un social network, creato apposta per far dialogare fra loro i lettori. Lo scopo è quello di «creare una comunità legata alla nostra casa editrice da un rapporto di par­tecipazione attiva che fa nascere in molti l’attesa per il nuovo libro». Invece Alessandro Dalai, presidente della BCD editore, resta convinto che ancora og­gi una risorsa siano le «tv locali e regionali, che spesso danno un senso all’evento». Ma le direzioni da poter sperimentare sono co­munque moltissime: Ornella Matarrese, per molti anni a ca­po delle relazioni esterne di Ca­stelvecchi, ora a Fanucci, ricor­da che «quando è uscito il Ma­nuale dello snob di Antonius Moonen, piuttosto che fare un’infinità di presentazioni, ab­biamo deciso di organizzare con Fabrizia Lanza Tomasi di Lampedusa una cena snob. At­torno al tavolo c’erano solo 15 giornalisti. Risultato? Un ritorno di stampa eccellente, molto di più di qualsiasi altra conferenza». Ma al di là dei numeri, resta il giudizio sul valore in sé dell’evento: «Ogni buona con­ferenza - dice Antonio Riccardi, direttore editoriale Mondadori - è la dimostrazione dell’adesione empatica che si instaura tra pubblico e autore e che avviene solo in un incontro pubblico. Una relazione impal­pabile e misteriosa, ma profondissima, che spiega bene il senso di fare la lettera­tura: non un simpatico passatempo di burloni che la scrivono e di nullafacenti che la leggono, ma qualcosa di più, una specie di vena aurifera che lega tra loro scrittori e lettori».
(Prima puntata, continua)

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