A Giancarlo Perani

Dedico questo spazio di discussione aperto a Giancarlo Perani, dirigente della Regione Calabria che ha sempre guardato con particolare attenzione il lavoro e l'opera degli editori calabresi. Giancarlo Perani è scomparso prematuramente nell'ottobre 2008, dopo aver lottato contro un male incurabile. A lui si deve la realizzazione del convegno, a Palazzo Campanella di Reggio Calabria il 14 marzo 2002, per la presentazione sull'ordinamento di legge sull'editoria libraria calabrese. Nella foto con l'editore Demetrio Guzzardi, mentre interviene alla Fiera del libro di Torino.
giovedì 22 luglio 2010

OTTO GIORNI DI INCONTRI CULTURALI IN SILA


Prima SETTIMANA della CULTURA CALABRESE
a Camigliatello Silano 22-29 agosto 2010

Da domenica 22 a domenica 29 agosto 2010, Camigliatello Silano località turistica del meraviglioso Altipiano Silano, ospiterà la prima SETTIMANA della CULTURA CALABRESE, l’evento è un insieme di incontri culturali, presentazioni di libri, visioni multimediali, ascolto di musica etnica, itinerari enogastronomici e turistici, giochi tradizionali; insomma una manifestazione unica nel suo genere in Calabria per conoscere, usi, tradizioni e consuetudini della regione; in mostra un patrimonio da salvaguardare e apprezzare nella sua ricchezza e nella sua tipica varietà. Sono stati invitati a partecipare uomini di cultura, di Chiesa, della politica, giornalisti, economisti e imprenditori; la Calabria che vuole emergere sarà presente a Camigliatello Silano in questi otto giorni. E domenica 29 agosto la rassegna si concluderà con la consegna del Premio Cassiodoro a diverse personalità che con la loro opera hanno inciso nel nostro territorio. Parte integrante dell’evento sono alcune mostre; tra cui le ultime novità editoriali e la rassegna LIBROdiVINO che vuole mettere in simbiosi le buone letture con il buon vino doc calabrese.
martedì 20 luglio 2010

GIUSEPPE REALE UN POLITICO ANTE LITTERAM


AVEVA COMPRESO IL RUOLO INSOSTITUIBILE DELLA CULTURA PER LA CRESCITA DELLA DEMOCRAZIA E DELLA SOCIETÁ. FONDÒ LA CASA EDITRICE PARALLELO 38

Ricordo di Giuseppe Reale a cura di Domenico Laruffa

Nei giorni scorsi ha cessato di vivere l’On. Prof. Giuseppe Reale. Ha vissuto più di novant’anni e fino all’ultimo è stato sulla scena del servizio alla cultura e alla comunità. È stato certamente un uomo eccezionale non abbastanza riconosciuto e onorato dalle istituzioni. Tenacissimo, assai colto, lungimirante, e anche di non facile carattere, più volte deputato al Parlamento, parlamentare europeo, non ha pensato ad arricchirsi, anzi credo che spesso abbia impiegato le risorse personali per realizzare le sue iniziative. E sì, ciò che agli altri poteva sembrare impossibile, non lo era per lui. Aveva una fede incrollabile. Tenace, ho scritto poc’anzi. Lo ricordo in incontri casuali sui treni, stanco ma sempre attivo, oppure in tipografia, dove correggeva le bozze dei suoi lavori e poi aspettava che qualcuno lo accompagnasse a casa, infatti non guidava. Era piccolo e tozzo di statura, gli occhi chiari e sognanti, pochi capelli, un parlare lieve, misurato, e un carattere di ferro. Un vero meridionale. Lucano di nascita e calabrese di adozione.
Desidero ricordarlo in particolare per il suo impegno nel culturale. Per questo ritengo che un se pur breve profilo meriti la terza pagina.
Lo conobbi fin da ragazzo, durante le sue campagne elettorali nella Democrazia Cristiana; ma il mio destino s’incontrò con lui nel 1973, quando, capo dell’ufficio sviluppo dell’editore Giuffré di Milano, ricevetti una cartolina della redazione della sua rivista Parallelo 38 con la quale mi si chiedevano alcuni libri in omaggio per recensione. Gli mandai i libri e scrissi: “Ti ricordi di me?”. Dopo meno di una settimana lo vidi arrivare nel mio ufficio di Milano: “Vuoi venire a Reggio Calabria per dirigere la casa editrice Parallelo 38?”. A quel tempo nella regione c’era solo l’editrice Pellegrini, Rubbettino faceva i primi passi come editore. Reale sosteneva che per lo sviluppo della Calabria, oltre l’università ci volessero anche le case editrici; e Reggio non ne aveva nemmeno una.
E così tornai in Calabria. Parallelo 38 in sostanza non esisteva come casa editrice di libri. C’erano ancora nell’aria i lampi della rivolta della città per la questione del capoluogo; Reale la riconosceva come “protesta”, non come “rivolta”, e aveva pubblicato il suo Reggio in fiamme e poi Buio a Reggio di Gigi Malafarina e Franco Bruno e un saggio tradotto da un autore inglese: L’IRA, armata rivoluzionaria irlandese. L’avvio della nuova iniziativa editoriale fu durissimo, l’Onorevole non disponeva dei mezzi finanziari necessari. Ci fu un primo socio: Nicola Maiellare di Chiaravalle Centrale che aveva la più attrezzata tipografia del tempo; e poi arrivò anche il famoso chirurgo prof. Renato Caminiti, che in quegli anni si era già impegnato nel campo dell’editoria televisiva, e altri soci minori.
Ma le cose non andarono come si sperava; comunque l’iniziativa visse per otto anni e furono pubblicate, con le sigle Parallelo 38 e Editori Meridionali Riuniti, centinaia di monografie. Dopo la messa in liquidazione della società, decisi di fondare la mia editrice “Dott. Domenico Laruffa Editore”.
L’On. Reale, intanto, teneva in vita la sua rivista Parallelo38, non solo ma iniziò a pubblicare con quella sigla anche una serie di monografie, credo una trentina, in una collana: “I grandi calabresi”: un’attività editoriale ininterrotta fino al gennaio 2010, la vigilia della malattia che poi lo avrebbe condotto alla morte.
In tutti gli anni successivi, fino a poco prima della sua scomparsa, ho mantenuto i contatti con lui. Non lesinava consigli, raccomandazioni. Tutto sommato era soddisfatto perché dal suo seme era germogliata un’iniziativa culturale che cresceva. La sua capacità di vedere le cose con una grande visuale, aperta al mondo intero, mi rimproverava, quasi, perché voleva che il respiro della mia editrice ormai divenuta una SRL, fosse più ampio, saltando letteralmente i confini regionali e nazionali. Cosa difficile, forse impossibile, che lui aveva però immaginato realizzabile.
Con la sua rivista Parallelo 38 raggiunse e collegò tra loro molti suoi amici in tutta Italia, diede forza alle umane lettere e in particolare alla Lingua Latina, lasciandovi spazio per il mondo dei giovani, per i quali aveva fondato a Roma, negli anni ‘60, credo, un centro universitario per gli studenti calabresi, ospitando un gruppo di studenti, molti dei quali si sarebbero poi affermati nel mondo del giornalismo, dell’università, delle professioni.
Bussando alle porte dei ministri aveva ottenuto Conservatorio di musica e Accademia di Belle arti, insieme con altri aveva gettato le basi per l’Università statale e poi per l’Università per stranieri. Una delle sue ultime “invenzioni” fu la Banca Popolare delle Province Calabre, una banca ispirata all’etica per aiutare l’economia locale. La realizzò insieme con i suoi amici e con la sua solita fede non disgiunta dalla forza della volontà. Bussò anche alla porta dei proprietari della cave di Carrara e ottenne gratis il marmo necessario per erigere il monumento al Parallelo 38, il parallelo di Atene, di Seul e S. Francisco e poi del monumento dedicato a S. Paolo, recentemente innalzato sulla collina di Pentimele.
Pensò ai monumenti perché certo del valore delle idee, convinto del potere dei simboli: il parallelo 38 era per lui simbolo di civiltà, dal Mediterraneo e dalla Grecia al sud dell’Asia e poi alla California. Poi ha voluto che S. Paolo, vanto della città, fondatore della chiesa reggina, fosse riconosciuto e ricordato. Che quella colonna fosse vista da lontano dai naviganti.
Giuseppe Reale ha dimostrato con la sua vita di quanto si possa riuscire a fare con la forza delle idee e della fede. Combinazione di idealismo, fede e concretezza, ha con umiltà realizzato grandi cose per la comunità specialmente nel mondo della cultura. Diceva che non poteva esserci progresso e civiltà, vera democrazia senza cultura.

SAONE DEL LIBRO DI TORINO: TANTI I VISITATORI


L’assessore Caligiuri illustra il suo progetto per promuovere la lettura in Calabria

La vitalità dello stand della Regione Calabria con 35 espositori, decine di presentazioni di libri e dibattiti, 65 relatori e tantissimi visitatori


«Sorprende la Calabria…» così hanno recitato diverse testate nazionali nei servizi dedicati al Salone Internazionale del Libro di Torino, apertosi lo scorso giovedì 13 e conclusosi lunedì 17 maggio. Il riferimento – spesso l’unico dedicato a uno tra le migliaia di stand presenti al Lingotto – non ha però stupito. Perché davvero i 100 metri quadri di angolo calabrese a Torino si sono distinti per attività e vitalità.

L’assessore Caligiuri illustra il nuovo modo di fare cultura
Nell’occasione l’assessore alla Cultura Mario Caligiuri ha tenuto una conferenza stampa per illustrare le linee guida della sua attività in questo comparto.
L’occasione del Salone del Libro è stata colta da Caligiuri per esporre il proprio programma di lavoro, il cui principale obiettivo consisterà nel colmare il “gap” di lettura che la Calabria ha nei confronti del resto d’Italia (un deficit del 7%). Per ottenere tale risultato l’assessore ha riconosciuto la necessità di intraprendere strade innovative che sappiano coniugare qualità, efficacia e innovazione.
Per incrementare i tassi di lettura necessita, soprattutto verso i giovani, un approccio culturale nuovo e dinamico. Le nuove generazioni hanno infatti un’intelligenza simultanea (propria di chi è nato e cresciuto con le tecnologie) e non consequenziale (come era per le generazioni “preinformatiche”). Per questo bisogna puntare su progetti di diffusione culturale di qualità quali sono stati, e sono, in campo nazionale, quelli di Alessandro Baricco, Umberto Broccoli, Marino Sinibaldi. Una spettacolarizzazione che non significa affatto cadute di qualità, ma solo sforzi di comunicazione tesi verso il grande pubblico e non solo alle élite degli iniziati e degli intellettuali. La Regione – ha affermato – per conseguire questi obiettivi stanzierà un budget che, fra spesa diretta e indiretta, toccherà tendenzialmente un milione di euro all’anno, utilizzando virtuosamente i fondi europei. Diverse e numerose sono state le idee esposte: allungamento dell’orario di apertura delle biblioteche, potenziamento della rete delle mediateche regionali, protocolli di intesa con il mondo dell’editoria e con le istituzioni scolastiche e universitarie, sostegno economico al “mondo-libro” con differenti e svariate modalità (dai voucher al rinforzo delle politiche di marketing e di comunicazione nell’ambito dell’imprenditoria culturale della regione).
Gli interventi, ovviamente da concentrarsi su tutto il territorio regionale, dovrebbero però partire da quei comuni che purtroppo, presentano particolari deficit culturali e richiederanno, naturalmente, un «processo sinergico di positività» capace di coinvolgere tanto il comparto pubblico (con, in prima fila le biblioteche, le mediateche e i bibliobus), quanto quello privato e, in particolare, quello professionale e, soprattutto, editoriale.

Alcuni dati tra quantità e qualità
La presenza al Salone Internazionale del Libro del nuovo assessore è stata un polo d’attrazione per diverse testate radio e televisive, per i giornalisti di agenzia e della carta stampata e anche per i numerosissimi visitatori che hanno popolato lo stand durante la giornata. Sottolineiamo alcuni dati quantitativi e qualitativi importanti perché rivelatori della reale consistenza delle parole di Caligiuri.
Primo fra tutti: l’alto numero degli espositori presenti nello stand.
Sono stati infatti 35 – tra editori ed enti culturali editoriali: Abramo, Apoikia, Barbaro, Centro Jazz Calabria, Città del sole, Coccole e caccole, Csa, D'Ettoris, Editoriale progetto 2000, Edizioni Ts, Equilibri, Falzea, Ferrari, Iiriti, Istar, La Bottega editoriale, La Dea, La Mongolfiera, La Rondine, Laruffa, Librare, Mediterranean media, Meligrana, Pancallo, Parco Nazionale della Sila, Pellegrini, Periferia, Premio “Nosside”, Premio “Rhegium Julii”, Premio “Tropea”, Prometeo, Regione Calabria - Ufficio della Consigliera di Parità, Rem, Savir/E’ Lifestyle, Settecolori. Alcuni di questi – Città del Sole, Falzea e La Rondine – pur avendo anche una propria “vetrina” autonoma, non hanno comunque rinunciato all’opportunità offerta dallo stand regionale, partecipando alle diverse attività che lo hanno connotato. Inoltre: i visitatori dello stand non solo sono stati molto numerosi ma si è trattato di presenze qualificate e competenti. Lo stand ha ospitato ben 28 eventi culturali nelle cinque giornate di attività per un totale di 65 relatori. Tra i “nomi” noti citiamo, tre per tutti, Carmine Abate, scrittore di best seller Mondadori, Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria e Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura (che, come è noto, è l’ente che promuove, gestisce e organizza il Salone del libro stesso) che ha preso parte alla presentazione della IV edizione del Premio “Tropea”. Davvero una sorpresa questa Calabria…

TORINO: ultima giornata allo STAND della REGIONE CALABRIA

Religione, Comunicazione, identità i temi discussi durante l’ultima giornata di eventi

Ultima giornata di attività al Salone di Torino. Anche oggi diversi sono stati gli appuntamenti svolti all’interno dello stand della Regione Calabria, in un clima che non sembra aver perso energia nonostante l’esperienza stia volgendo al termine.

Ipotesi sull’ingegneria genetica
Il primo evento è consistito nella presentazione del libro di Massimiliano (Max) Gobbo, edito recentemente dalla casa editrice romana Aracne e promosso da la Bottega editoriale: Protocollo genesi. Insieme all’autore, è intervenuta Luciana Rossi, direttrice della rivista Direfarescrivere, la quale ha messo in evidenza la circostanza particolare (ma casuale) in cui il romanzo è stato presentato: i giorni, cioè, dell’ostensione della Sacra Sindone a Torino. La trama del libro, infatti, è incentrata sulla ricerca del colpevole e del movente del trafugamento della sacra reliquia, affidata ad un ex agente segreto che, nel corso della vicenda, scopre un progetto di clonazione del corpo di Cristo a partire dal sangue rinvenuto proprio nella Sindone. I personaggi molto vivaci e l’approccio ironico e leggero del romanzo ci riportano – ha ricordato Rossi – ad atmosfere e situazioni da “007”, con un finale aperto che fa presagire un sequel del romanzo medesimo.
L’impulso dominante a scrivere questo libro, ha sottolineato l’autore, è derivato dalla curiosità per i temi scientifici e in particolare per l’ingegneria genetica. L’autore ha dichiarato che, quando venti anni fa ha iniziato a ideare la trama di Protocollo genesi, fino a dove può spingersi la scienza.
Il libro si propone come forte provocazione, capace di portare a riflettere sul desiderio di onnipotenza che caratterizza l’uomo e sull’idea di un futuro che, probabilmente, adesso non possiamo immaginare ma che non possiamo neanche escludere. Gobbo, infatti, ha sottolineato che, sebbene la storia raccontata nel romanzo sia puramente fantastica, non se ne può scartare a priori la sua plausibilità scientifica.

Un Sognatore di algoritmi
Nel primo pomeriggio è stata la volta del romanzo Sognatore di algoritmi di Giulia Fresca, scrittrice e giornalista, edito da Pellegrini. Sono intervenuti, oltre l’autrice, il giornalista e scrittore Ottavio Rossani e la giornalista e critica d’arte Cristina Rossi. Gli interventi sono stati moderati da Fulvio Mazza, direttore de la Bottega editoriale. L’incontro si è aperto con la lettura di alcuni “temi-recensioni” scritti dai ragazzi del Liceo “Pitagora” di Rende. Il romanzo infatti ben si presta alla lettura da parte delle giovani generazioni – ma non solo – perché basato sulle forme di comunicazione, effimera e virtuale, che le moderne tecnologie consentono. Ottavio Rossani, autore della nota critica del romanzo, ha concentrato il suo intervento proprio su questo aspetto, cogliendo l’occasione per riflettere sul problema della precarietà della “memoria elettronica” e del rischio di poterne perdere traccia improvvisamente. Poesia, prosa e stile giornalistico si fondono con forza nel tentativo di esprimere quel vigoroso desiderio di relazione che rappresenta il tema portante dell’opera e dunque Sognatore di algoritmi, secondo Cristina Rossi, si può definire un lavoro coraggioso proprio per il linguaggio sperimentale usato. Infine, l’autrice ha posto l’accento sull’argomento ossimorico che serpeggia tra le pagine del suo romanzo e che emerge sin dal titolo: il sogno e la dimensione effimera che lo connota si contrappongono all’idea di razionalità dell’algoritmo, inteso come applicazione di un metodo per la risoluzione di un problema. Anonimato, nuovi media, coscienza della propria identità, sentimenti, valori, solitudine, desiderio di autenticità, malattia: diversi sono stati gli spunti di riflessione offerti durante l’incontro che, per questa ragione, è stato caratterizzato da un dibattito di grande intensità.


Le diverse declinazioni della memoria

La giornata, nonché l’esperienza calabrese a Torino – si è conclusa con la presentazione del libro La cupa dell’acqua chiara di Sabino Caronia edito da Periferia. All’incontro è intervenuto l’autore, il critico Giorgio Linguaglossa e il poeta e scrittore Dante Maffia. È stato alquanto singolare il fatto che quest’ultimo evento sia stato fortemente incentrato sul tema istituzionale della manifestazione fieristica, quello della memoria, con diverse declinazioni: memoria familiare, memoria storica, memoria culturale, memoria autobiografica. Quasi una sintesi di quanto emerso durante i “giorni torinesi”. Sabino Caronia, nel suo intervento, ha messo in risalto l’aspetto autobiografico della sua antologia, richiamando l’attenzione sulla figura del padre e, più in genarale, di una superiore identità in cui riconoscersi. Dante Maffia, invece, ha sottolineato in modo particolare l’aspetto storico dei racconti, alcuni dei quali hanno per protagonisti personaggi come Aldo Moro o Lady Diana: dunque, fatti storici realmente accaduti, sono rivissuti dalla penna densa ed elegante dello scrittore. Caratteristiche queste che Maffia ha evidenziato con convinzione, accostando l’autore alla migliore tradizione della letteratura classica italiana. Giorgio Linguaglossa, infine, ha posto l’accento sull’aspetto filosofico ed estetico del libro che ha letto come un memoriale, un tentativo di recupero dell’ideale di patria, una ricerca dell’origine perduta dell’Italia secondo uno stile di scrittura tipicamente postmoderno: incentrato, cioè, sull’attualità e/o sulla storia.