A Giancarlo Perani

Dedico questo spazio di discussione aperto a Giancarlo Perani, dirigente della Regione Calabria che ha sempre guardato con particolare attenzione il lavoro e l'opera degli editori calabresi. Giancarlo Perani è scomparso prematuramente nell'ottobre 2008, dopo aver lottato contro un male incurabile. A lui si deve la realizzazione del convegno, a Palazzo Campanella di Reggio Calabria il 14 marzo 2002, per la presentazione sull'ordinamento di legge sull'editoria libraria calabrese. Nella foto con l'editore Demetrio Guzzardi, mentre interviene alla Fiera del libro di Torino.
martedì 30 giugno 2009

LETTERA APERTA ALL'ON.LE SALVATORE MAGARO' ASPIRANTE ASSESSORE REGIONALE ALLA CULTURA


di DEMETRIO GUZZARDI
editore Progetto 2000 Cosenza
(pubblicato a pagina 18 de "Il Quotidiano della Calabria", mercoledì 1 luglio 2009)

Caro Salvatore,
ci conosciamo da troppo tempo per non chiamarti per nome e darci del tu (e poi sono sempre il tuo editore, avendo pubblicato ben 2 libri da te firmati…). Ho letto il tuo articolo su “Il Quotidiano della Calabria” di oggi (lunedì 29 giugno 2009) dal titolo “Cosa farei se fossi assessore alla cultura” e mi è venuto naturale scriverti; sai resto sempre un “milaniano” e proprio come don Milani ti scrivo pubblicamente, con la franchezza di sempre e l’amicizia di sempre.
Se io, Demetrio Guzzardi, fossi l’assessore alla cultura non farei niente di quello che tu proponi nel tuo scritto; e mi spiego. A mio parere la prima e fondamentale cosa che un assessore alla cultura dovrebbe fare è quella di conoscere per filo e per segno tutte le realtà culturali presenti in Regione, e ce ne sono…; anche perché il contrario della conoscenza è l’ignoranza (o meglio l’ignorare, che poi è la stessa cosa) e per un assessore alla cultura ignorare le conoscenze è davvero grave. Ci sono in Calabria centinaia di persone che in qualche modo praticano attività culturali; c’è un privato sociale che fa cultura in modo volontaristico (nel senso più alto della parola) che però non riesce a colloquiare con chi di dovere… è difficile anche per me; sto chiedendo da più tempo un incontro per parlare della legge regionale sull’editoria libraria, ma niente, non è possibile parlare con nessuno; quando l’ho scritto pubblicamente sono stato perfino attaccato in malo modo.
Da 25 anni ormai “bazzico” gli assessori regionali alla cultura, ne ho visti passare tanti – ne salvo però qualcuno – nessuno però, visti i dati che tu dici, aveva in testa un progetto culturale per questa nostra regione. Per progetto culturale intendo una idea di sviluppo per l’intero settore; tu risolvi il tutto con la solita battuta «chiudere la distribuzione a pioggia delle risorse»; consentimi di dirti che non trovo espressione ed immagine più sbagliata di questa: la pioggia produce effetti positivi, ti ricordo che quando non piove c’è l’aridità e in Africa il «deserto avanza». Quando piove invece, tutti si bagnano, piccoli e grandi; a qualcuno basta solo quello, altri più attrezzati costruiscono sistemi per raccogliere l’acqua piovana e la riutilizzano quando serve. A me personalmente piace molto di più questa seconda ipotesi; acqua per tutti; o meglio un’equa distribuzione delle risorse affinché gli eventi culturali si realizzano sia nei grandi centri, che nei piccoli; è il caso di ricordare che la Calabria ha pochi centri urbani (si contano sulle dita di una mano) ma molti paesini appollaiati sulle colline, ed anche quelli sono Calabria; anzi sono la Calabria.
Allora caro Salvatore,
non pensare anche tu come il vicepresidente Cerzosimo (tempo fa mi ha scritto una e-mail dicendomi che non è lui l’assessore alla cultura) che in un’intervista a “Il Crotonese” accusa noi “poveri” operatori culturali che ci rivolgiamo alla Regione come ad un “bancomat”; dimenticando da economista che la macchinetta davanti alle filiali delle banche “eroga” i soldi che sono sul “nostro” conto corrente. La Regione non deve vederci come dei questuanti alla ricerca di pochi euro per realizzare le “nostre” iniziative; ma deve valorizzare il nostro lavoro, deve scommettere su di noi, sui tanti giovani che escono dalle nostre università ed investire in attività culturali. Non abbiamo altra possibilità; non serve buttare l’acqua sporca con il bambino, occorre invece potenziare (con i dovuti sostegni economici) chi già da tanto o da poco, ha sviluppato un’attenzione verso la cultura.
Mi sia consentito un ultimo passaggio e questa volta vado sul mio campo: l’editoria libraria. Da anni ci stiamo battendo per avere una legge regionale, ma non che regoli il settore, perché non ci deve essere nessun controllore, ma per pianificare un lavoro comune, per far conoscere di più e meglio le storie, le idee le potenzialità della nostra cultura; da un po’ di tempo amo dire che «se Cristo si è fermato ad Eboli, lo ha fatto nel viaggio di ritorno…»; diamo più credito agli operatori, diamogli una legge giusta e vedremo se poi sono capaci di operare.
Caro Salvatore,
da quattro anni sei consigliere regionale e nel tuo articolo parli di cantine piene di libri, che ormai sarebbero imputriditi; ma io mi chiedo: tu le hai viste ste cantine… e perché i volumi non sono stati portati nelle biblioteche degli enti locali? Perché questi libri non vengono distribuiti ai ragazzi delle scuole? Perché non vengono omaggiati ai turisti che prendono la tintarella sulle nostre spiagge, come avviene nella riviera romagnola? Perché… perché… perché e potrei continuare (però un elenco di questi libri qualcuno lo faccia, altrimenti è facile pensare che gli editori si arricchiscono vendendo libri “da macero” alla Regione, il che non è vero!!!). I miei colleghi editori, così come le tante associazioni culturali presenti su tutto il territorio, non sono mostri che mangiano soldi, sono la vera ed unica risorsa culturale che abbiamo in Calabria, al di là di tutti gli assessori passati, presenti e futuri. Vogliamo parlarne ancora?
Concludo caro Salvatore,
mi sembra che tu a Castiglione Cosentino, organizzi un festival per parlare delle parole della nostra tradizione, incontriamoci con tutti gli operatori culturali della nostra Calabria per progettare insieme il nostro futuro… e credimi questa concertazione sarebbe già una grande rivoluzione culturale.
Con l’amicizia di sempre

SE IO FOSSI ASSESSORE ALLA CULTURA


di SALVATORE MAGARÒ*
Il Quotidiano della Calabria – lunedì 29 giugno 2009

È tempo di smetterla con le chiacchiere sterili, di uscir fuori da quel gergo politichese stantio in cui ci si rifugia quando si vuole dire e non dire, o quando non si ha proprio niente da dire. I cittadini hanno diritto di sapere cosa proponiamo, quali idee (vecchie o nuove) abbiamo per la nostra regione. Io provo a farlo, settore per settore. Perché bisogna confrontarsi sui fatti, sulle idee, sui progetti, sull'amministrazione della cosa pubblica, e non sulle astratte questioni di schieramento e di convenienza partitica o correntizia.
Se io fossi assessore alla cultura farei quello che fin qui nessuno, al di là delle parole astratte, ha avuto il coraggio di fare: uscirei dall'assistenzialismo, cancellerei la logica clientelare e spartitoria, chiuderei per sempre la distribuzione a pioggia delle risorse. Perché, nonostante i miliardi di euro che, da quando esiste la Regione Calabria, sono stati spesi nel settore, la cultura calabrese non è avanzata di un punto? I calabresi sono sempre quelli che leggono di meno fra tutte le regioni dell'Europa; al pari sono all'ultimo posto per numero di spettacoli teatrali visti, per concerti a cui hanno assistito, per proiezioni cinematografiche di cui hanno beneficiato.
Allora, a cosa è servito spendere questi soldi, se l'indice di diffusione della cultura non è affatto migliorato?
Né si è fatto niente per i “migliori”: nei casi in cui qualche calabrese ha sfondato nel mondo dell'arte e dello spettacolo, lo ha fatto emigrando, a costo di grossi sacrifici personali, senza alcun decisivo aiuto da parte dell'ente pubblico. Ciò basterebbe per dare un giudizio liquidatorio su quanto si è fatto finora. Perché bisogna partire da tutt'altra prospettiva. Non dalle persone da favorire, non dagli amici, non dai circoli elettorali, non dai compaesani; ma dai progetti, dalle idee. Da quanti sono in grado di dare qualcosa di buono alla nostra regione, promuoverne una crescita sostanziale e che interessi tutti.
Allora, ad esempio nel settore teatrale bisogna muoversi secondo due direzioni, che non vanno confuse fra di loro: da un lato bisogna valorizzare e far crescere le energie creative vitali che sono nate e vivono da noi. Il che però implica fare delle scelte, non distribuire la torta a pioggia o secondo criteri distributivi consolidati e che vengono ripetuti acriticamente, come diritti acquisiti che però non portano a giovamenti artistico-culturali ma solo a garantire lo stipendio a un po' di persone. Dall'altro lato, bisogna riconoscere il diritto del pubblico calabrese a vedere il meglio della produzione teatrale nazionale e internazionale, non sempre gli stessi nomi; e le rassegne sostenute da denaro pubblico devono garantire questo diritto, questa qualità, non distribuire prebende ai soliti amici che poi portano un pubblico di parenti.
Anche per quanto riguarda l'editoria calabrese bisogna smetterla di acquistare libri che poi imputridiscono nelle cantine degli uffici regionali; ma piuttosto elaborare un progetto che aiuti i migliori fra i nostri editori a distribuire i loro libri a livello nazionale. Gli istituti d'eccellenza, le università, le accademie, i conservatori vanno coinvolti sul piano progettuale, perché possono fornire un contributo risolutivo per rilanciare la società della conoscenza in Calabria. Anche in quel caso, però, non si tratta di discutere come distribuire i contributi, ma di costringere i nostri migliori cervelli a pensare in nome e per conto della collettività. E così per le scuole: va definito un tracciato, una programmazione che le coinvolga, e che poi trovi nell'Ente Regione non un cassiere più o meno tirchio o generoso, ma un interlocutore attento e vigile, che operi delle scelte, disegni dei percorsi, chieda conto puntualmente delle risorse investite. In sintesi la Regione deve, in questo settore, recitare finalmente il ruolo che le compete, di ente programmatore, che delinei delle grandi linee ideali e verifichi, lungo quella direzione, come giorno dopo giorno le mille cellule in cui si articola il settore compiano un segmento di quel cammino nell'interesse non di pochi prescelti, ma di tutti i cittadini calabresi.
Questo farei se fossi assessore regionale alla cultura.

*consigliere regionale socialista